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lunedì 8 aprile 2019

C'era una volta...

http://www.shapelesszine.com/interviste/angelslastbreath-lug2006.htm

Non che fossero di certo tutte così le interviste anche al tempo, né su quel sito - che aveva o aveva avuto del resto anche gente ridicola, tra cui dei tipici ottusi metallari ultra-settoriali e ignoranti della peggior specie, anche perché in certi casi nemmeno ventenni al tempo, ma evidentemente simpatici e/o "funzionali" anche loro secondo i capetti (nonostante a parole dicessero di essere totalmente contro qualsiasi "guerra" o gerarchia di valore tra i generi - almeno nel metal e dintorni, dove escludevano solo per non interesse e dichiarandolo fin dal "manifesto" del sito, stili come nu-metal e affini - e pregiudizi relativi), o perché probabilmente anche questi ultimi, il primo soprattutto, il citato Teonzo, erano in parte tali in realtà, al di là dei generi preferiti diversi o meno rispetto ai suddetti - né tantomeno sulle altre webzine underground o medie e "grosse" che fossero; ma almeno poteva capitare ancora di beccare gente così, e lo stesso vale per le analoghe recensioni ovviamente (ricordo così al volo una bellissima e giustissima del debutto dei Dream Theater, disco mistrattato o proprio sconosciuto ancora oggi magari a molti, pure tra i fans, non capendo un cazzo di cosa si perdono o cosa non apprezzano comunque, quando per molti aspetti quel disco non ha nulla da invidiare a quelli successivi), mentre dopo e a maggior ragione da ormai qualche anno, è diventato praticamente utopia, da qualsiasi parte, e raro anche nelle poche riviste rimaste, quelle vere dico, di carta che compri in edicola.

Ma nulla di cui stupirsi, il tipo era ed è un appassionato vero (non solo di hard o metal o rock, tra l'altro), con esperienza e competenza date dall'età (è del '72 e musicista a sua volta - ma senza i pregiudizi e "deformazioni professionali" che hanno molti colleghi, come si capisce e dice proprio esplicitamente anche in una nota lì nell'intervista, concordando con l'intervistato tra l'altro sul punto - molto meglio di tanti altri così come le band con cui suona o ha suonato e inciso svariati dischi buoni o ottimi... non si chiama così ovviamente, era solo un nick-tributo a Lino Banfi, penso, "inglesizzato" con quell'"h" in mezzo) e tutto il resto che implica quest'ultima, tipo non essere cresciuto già nell'era del web, dell'iper-informazione inflazionata e immediata che non serve a un cazzo (anzi è dannosa, per tutti, quando tenta per esempio di spacciare e lodare al massimo in giro roba e band di alcun valore o proprio schifose), degli ascolti "mordi&fuggi" a singoli pezzi sparsi a caso (e in mp3 spesso davvero merdosi come qualità sonora), o peggio solo a parti di essi ecc.; o almeno è così per chiunque oggi o negli ultimi lustri si sia fatto influenzare da quell'andazzo, non tutti per fortuna, ma proprio chi è meno giovane è più probabile non si sia fatto assuefare e abbia mantenuto più o meno le vecchie abitudini, prendendo solo i vantaggi oggettivi (tipo trovare i CD a prezzi molto convenienti o spesso stracciati proprio, sui mailorder vari italiani o di ogni parte del mondo, o dai privati che fanno compra-vendita e dalle piccole distro), e sempre ragionando e agendo consciamente al 100%, usando la propria testa, gusti, criteri ed esperienza per decidere cosa ascoltare per bene e valutare se piace davvero da comprarlo o no, così come per stare aggiornato in tempo reale sui vari concerti e festival underground o meno e ugualmente decidere poi quali meritano il supporto e quali no.

Ce n'è da imparare per tutti i poveretti in giro oggi nel 90% e oltre dei casi: "recensori/intervistatori", "musicisti/band" (non intendo necessariamente da quelle citate - il tastierista intervistato invece lo conosco da anni e so che è bravo - che non ho personalmente mai ascoltato credo, o forse una volta dal vivo gli ALB tipo 15 anni fa, ma non ricordo ora come li trovai... ma per esempio nel saper dare risposte interessanti - complici anche le domande tali appunto - che paiono sempre sincere in ogni caso su tutto, sulle proprie band e in generale, e cercano di risultare non banali), "promotori/organizzatori/localari", "discografici" e chiunque nell'ambiente, specialmente underground e sub-underground. Tante cose si nota, tra l'altro, che non solo non cambiano mai, ma anzi peggiorano col tempo, solo che tantissimi (che ne sono la causa del resto spesso, quindi comprensibile magari l'atteggiamento) non lo dicono o non lo dicono più oggi, tantomeno in posti pubblici, in interviste sui siti o altrove, anzi spesso tentano di negarlo fortemente che sia così, non ammettono la situazione e tutti i problemi reali e semplicissimi (da vedere e capire dico, non necessariamente da risolvere, ormai forse non c'è speranza davvero, tra marea di tributi e cover band, ignoranza spinta, arrivismo, guerre tra poveri, ipocrisia totale, leccaculismo folle spesso dei più scarsi che superano così quelli più bravi di loro ecc.), perché ciò smentirebbe tutte le loro stronzate da web e Fb o meno, tutto il "supporto" dei mitologici metallari alle altrettanto mitologiche band valide, anzi proprio eccezionali presenti secondo loro a decine, centinaia in ogni regione, tutte, insomma, sarebbero valide o più per loro, a discorsi almeno e soprattutto se sono le proprie, o quelle che si hanno a pagamento sotto la propria "etichetta" o "booking agency" o qualsiasi altro interesse e legame ci sia da parte dell'entità o personaggio X di turno e il o i gruppi tal dei tali.

Oggi certi "problemi" invece non si pongono più per nessuno o quasi, per alcun gruppo (tantomeno tutti i ben ammanicati, in certi ambienti, etichette o sotto certi booking e promozione), anche il più patetico, inutile e schifoso del mondo, perché i "recensori" leccano tutti a tutto spiano: puoi essere scarsissimo dal punto di vista compositivo e/o esecutivo e/o avere la produzione e suoni più orripilanti che esistano, e diranno lo stesso che sei come minimo un discreto/buon gruppo con ottime potenzialità future (o altre supercazzole analoghe); anche quando i problemi non sono di suoni o meno (che, dovrebbe concordare chiunque, non dovrebbero infatti essere giudicati mai troppo severamente se si tratta di demo, tantopiù se primo demo fatto e registrato interamente in modo "casalingo", anche se oggi ormai si può fare molto bene anche così se si sa giostrare un po' le cose), ma molto più gravi e basilari, cioè proprio composizione e/o esecuzione, che sanno magari di "irrecuperabile" o quasi, specialmente se noti che i membri non sono degli adolescenti o comunque giovani che suonano da poco o pochissimo, ma gente più o meno "stagionata", che in molti casi aveva già prima una o più band ugualmente scarse e fallimentari, o suona in ogni caso e si esercita in solitario da anni e anni ma appunto con risultati nulli o quasi.

Un'altra cosa, a proposito di demo e invece album ufficiali sotto etichetta (che sia l'indipendente più minuscola del mondo o la major di turno), cioè che si trovano in teoria ovunque, in qualsiasi negozio reale e online e a prezzi di solito nettamente più alti di quelli di un demo ovviamente: ci sarebbe una regoletta non scritta ma che veniva richiesta proprio anche da quel sito lì tra le regole e indirizzi generali per i recensori, e che pare che non tutti anche al tempo adottassero (anzi, quasi nessuno diciamo), e tantomeno dopo. Cioè quella che giustamente suggerisce che a parità ipotetica di qualità e tutto tra due lavori (al di là della lunghezza totale diversa magari), uno demo e l'altro disco ufficiale, col primo si deve essere più benevolenti che col secondo, concedendo un voto o anche un voto e mezzo (su una scala di 10) in più, perché il demo (ma anche un disco completo magari, se sempre totalmente autoprodotto e autodistribuito) non ha l'ambizione in teoria di confrontarsi con i dischi ufficiali (di band famose o meno), non si immette solitamente nel mercato e giro "vero", non lo trovi nei negozi e nei mailorder accanto a quelli ufficiali, quindi i criteri con cui giudicarlo dovrebbero essere diversi, un po' più blandi e "buoni".

Si notano invece rece dove paiono ragionare al contrario esatto, tipo per dischi ufficiali (a volte non sotto etichetta, ma la band li ha fatti con ambizione eccome, li piazza magari in proprio su siti come Amazon e altri, ne vende a centinaia personalmente ecc., quindi ci credono eccome al 100% e si considerano già lo stesso nel mercato ufficiale e "concorrenti" di band analoghe o anche molto più famose), fatti da gruppi che prima di quello avevano realizzato un demo/ep classico di una manciata appena di brani, e il disco ha di nuovo quelli (magari esatti proprio, nemmeno ri-registrati) più un'altra manciata nuovi per arrivare al disco completo. Ma lo stile, qualità e tutto generale, suoni compresi, è praticamente identica a quella del demo. La giustissima regoletta suddetta e il buonsenso direbbero quindi di trattare in modo più severo il disco, perché ormai non è la prima incisione in assoluto del gruppo e sicuramente non è un breve demo o ep più o meno "artigianale", si pone con altre ambizioni, la band stessa negli ultimi anni si è considerata sempre migliore e magari anche con un po' di presunzione, ha suonato sempre di più dal vivo in giro anche all'estero e via dicendo. Quindi il disco completo dovrebbe prendere meno del demo in realtà, perché non c'è stato un reale miglioramento in nulla, tutto è identico a prima (pur decente magari o anche qualcosa in più), ma con la differenza che non sei più considerabile una "demo-band", ma una con un disco ufficiale o pseudo-tale comunque. Invece no, l'album prende uguale o anche qualcosina di più, come contasse quasi solo il fatto che è più lungo, c'è qualche pezzo in più nuovo, rispetto al demo, cosa senza senso ovviamente, la qualità non si giudica mai per la lunghezza (almeno se è entro la decenza ovviamente, tipo minimo 15-20 minuti di un demo o ep appunto). E se il recensore è lo stesso, del demo e del disco, neanche si può dire che recensori diversi magari hanno criteri e gusti diversi e il confronto non è quindi diretto e immediato, perché quando è lo stesso è chiaro che il problema non si pone, tantomeno nel giro di pochi mesi o un anno o un paio d'anni tra le due uscite, perché uno non cambia di solito gusti, criteri, severità o "buonismo" o meno nel giro di così poco, specialmente se non è più un ragazzetto o tanto giovane ma uno che per età e anni di ascolto e tutto ormai li ha di sicuro abbastanza "stabili" e definitivi i gusti e criteri vari.

E la fretta di incidere il primo demo o disco (facilitata appunto dagli sviluppi tecnologici negli anni, che hanno reso la cosa fattibile in teoria anche completamente a casa), quando in realtà la band non è ancora pronta per nulla, o anche se lo è musicalmente (come pare fosse quella lì appunto, dimostrandolo dal vivo), non è ancora capace di ottenere nelle incisioni, o di farlo ottenere da altri professionisti o meno non avendo la disponibilità economica per pagare certi studi e persone, la stessa resa che faccia capire il valore reale del gruppo e dei pezzi, e invece di sforzarsi a trovare quindi sempre più date live per farsi sentire dal maggior numero di appassionati e pubblico in quella veste, perde tempo a continuare a incidere demo o album autoprodotti in cui non rende nulla o solo in parte, dando così l'impressione a chiunque ascolti solo quelle versioni in studio, che la band sia scarsa proprio in generale? Eh? Per quanti gruppi e gruppini varrà questa cosa, oggigiorno e negli ultimi anni? Un fottio direi. Certo, non si deve esagerare nemmeno nell'opposto, cioè non mettersi mai a scrivere seriamente un po' di pezzi per un demo o addirittura per un disco completo e decidersi poi ad inciderli, continuando solo al massimo a suonare, per anni e anni, ogni morte di papa o comunque sempre pochissime date l'anno (magari sempre nel solito localetto "amico" sottocasa e pochissimo altro), in certi casi anche con così pochi pezzi propri da dover riempire sempre la scaletta con una bella sfilza di cover per coprire anche solo esibizioni di 40 o 45 minuti o un'oretta, perché anche questo è un errore e abbastanza ridicolo (per band inedite almeno o che hanno quell'ambizione, è normale e inevitabile invece praticamente, giusto per le band-parassite, cioè tributi e cover band, in cui al contrario avrebbe poco o nullo senso inciderle pure e tentare magari di vendere quei CD, specialmente se i pezzi sono fatti alla lettera e non rielaborati o stravolti in modo personale).

Tornando a bomba, resta inteso che, ovviamente, un'intervista propriamente detta, quella definibile "vera", di qualsiasi tipo, in qualsiasi campo a chiunque, è quella che si faceva e si fa ancora in molti casi, situazioni e ambiti (anche musicali per fortuna, a gente famosa o anche non a volte), proprio dal vivo, faccia a faccia con l'intervistato e dove quest'ultimo tra l'altro non deve sapere, di norma, tutte le domande prima, le fai via via e lui risponde (e non ha un tempo infinito o come pare a lui per farlo, deve essere abbastanza veloce e pronto). Il che implica anche una bravura e disinvoltura maggiore da parte dell'intervistatore, perché ovviamente devi stare bene attento alle risposte ed eventualmente saltare, non stare a fare certe domande che ti eri segnato se l'intervistato in realtà in una risposta ti ha già dato anche quella ad un'altra o altre domande che venivano dopo nella tua scaletta, sennò faresti un po' la figura dello scemotto, poco sveglio, o che non segue con reale interesse le risposte che gli vengono date o non le capisce bene. E questo è ancor più vero se intervisti dal vivo (o peggio ancora, per telefono) una persona non italiana come te, ma straniera, quindi che ti parla in inglese di solito, da madrelingua o a sua volta da una nazionalità e lingua diversa anche lui/lei, quindi magari con pronuncia o cadenze non proprio perfette. Altra cosa che si può fare dal vivo con facilità in un attimo, mentre mandando l'elenco delle domande con mezzi virtuali e aspettando le risposte dopo tot tempo diventa una menata in realtà, perché dovresti stare a scambiare ulteriori domande e risposte, è il poter replicare direttamente (ci vuole l'intenzione e la libertà di farlo chiaramente, oggi scomparsa anche questa, oggi si mette il "microfono sotto il naso" a tutti e si prendono tutte le stronzate che sparano senza replicare mai nulla, neanche dopo) alle cose dette dall'intervistato e che non ci tornano, non ci risultano, o ci sembrano un po' sballate, incoerenti, o esagerate o al contrario sminuite o come sia, quindi avere un botta-risposta con la persona di turno, immediato e diretto, e poi tutto verrà messo su carta ovviamente (o caricato come video magari, se uno fa video-interviste perché preferisce così), ma con tutto quello che è stato detto o almeno tutto quanto ritenuto più o meno interessante e rilevante sia di quanto chiesto/detto dall'intervistatore e sia di quanto risposto dall'intervistato o intervistati che fossero. Già che sono scomparsi ormai quasi del tutto ovunque anche i semplici "ndr", cioè le note del redattore, chi mette giù l'intervista nella versione definitiva da pubblicare insomma (con eventuale introduzione sotto al titolo, spesso), e che di solito è quello che l'ha fatta, quelle note tra parentesi con precisazioni, aggiunte o smentite di errori oggettivi detti dall'intervistato e a cui non si voleva o poteva replicare direttamente durante l'intervista per vari motivi, tipo non interrompere il flusso di domande e risposte "pure" nel caso di una fatta dal vivo, o comunque non stare a scambiarsi troppi messaggi e contro-messaggi se fatta mandando le domande in modo elettronico e ricevendo le risposte in una volta sola tutte insieme. Non si fa più, per carità, per nessun motivo, è "lesa maestà" di chiunque sennò, di cialtroni, finti musicisti, finti-organizzatori o discografici o promotori, spara-cazzate assortite ignoranti come la merda e quant'altro (tra cui "colleghi" a volte dell'intervistatore, cioè gente che scrive e delira su altri siti o riviste cartacee, sembra incredibile ma alcuni di questi pazzi e montati al massimo si fanno pure le interviste tra loro...), che innescherebbero le solite polemiche dopo la pubblicazione leggendo quelle note, se critiche anche solo lievemente su uno o più punti dell'intervista... non sia mai, eh!
In questo caso forse, rileggendo ora alcune domande e risposte in particolare, non erano state mandate tutte in un colpo sia le prime che le seconde, ma magari fu fatta, pur via mail/web (questo si capisce quando Lorenzo in fondo dice che è logorroico anche quando scrive, quindi vuol dire che ha scritto fin dall'inizio lui le risposte, non che sono state "sbobinate" quindi da Linho da una registrazione), in tempo reale o quasi, nel senso tipo in una chat o per mail o in ogni caso domanda dopo domanda e aspettando nel frattempo via via le rispettive risposte, che è già più simile ad una vera dal vivo ma non uguale e paragonabile lo stesso ovviamente.

Il Siddharta poi riaprì proprio a settembre o ottobre di quell'anno - ma forse lui, dico Lorenzo, non lo sapeva ancora o non poteva dirlo già in pubblico a luglio, non so, poi forse è stata fatta prima di luglio l'intervista e pubblicata poi a luglio sul sito - dopo un paio o tre stagioni di chiusura (almeno come locale rock/metal/alternativo come era sempre stato dall'apertura nel '99/'00 fino a fine '03). E proprio lui, insieme ad altri (tra cui anche uno o più componenti degli ALB), dalla riapertura nella stagione '06/'07, sempre con la solita EnergyZone come nel primo periodo, passerà ad occuparsi dei concerti e dj-set rock/metal al Sid (che alternava di solito un sabato e l'altro tra quei generi e roba più elettronica, dark, ebm o neo-folk a volte per i live e cose così, ognuno dei 2 col proprio staff ad occuparsene), anche perché il Ministry ad Antella credo chiuse dopo o tornò a fare una programmazione diversa, più da disco normale o night club o cose così; era un bel localozzo anche quello comunque, presso la casa del popolo di quella frazione lì in zona Firenze Sud mi pare, al primo piano, sotto c'era bar/pizzeria sempre della CDP. Subentrarono quei ragazzi lì più giovani, a nome collettivo MetalQuake se non ricordo male, e di sicuro non avrebbe potuto farlo ancora Dadex, che era andato via alla fine della prima era del locale appunto, litigando con quelli di EZ perché a suo dire la programmazione non "rischiava" mai, guardavano solo i soldi e non l'"arte" e blablabla. Infatti lui rischiò moltissimo dopo: nei primi anni girovagando dove trovava da infilarsi in localetti o club vari (facendo magari l'intera - o quasi - programmazione live della stagione con tributi) o festivalini all'aperto con gruppi italiani "soliti" culto o presunti tali (probabilmente non chiamati da lui direttamente, alcuni penso non li conoscesse nemmeno al tempo), toscani o meno, e poi all'Exenzia dal 2008 dove la programmazione, tranne i primi tempi, in cui si limitò in ogni caso a ripetere solo tutte band, italiane per gran parte, che già aveva fatto una o più volte al Siddharta (Labyrinth, Domine, Vision Divine, Eldritch...), è per grandissima parte fatta ancora da tributi e solite altre serate sia rock/metal che di altro tipo assolutamente identiche da sempre, dal tempo del Sid appunto, e occasionalmente quelle organizzate e credo a rischio al 100% dei singoli organizzatori terzi, con gruppetti inediti, bravi o meno a seconda dei casi, spesso locali e basta o comunque toscani, non di rado i soliti già ospitati in altre occasioni lì, che fossero gli stessi "organizzatori" o meno. Eh sì, tutto questo sì che è "rischiare", non fare i "soliti nomi", non fare tributi e cover band che "sono il cancro della scena" (cit. Dadex stesso, al tempo lo diceva e scriveva spesso sul suo forum, poi smise e iniziò a farli ovunque capitasse appunto). Ah, per di più e ulteriore "rischio", tutto fatto, all'Exenzia e al contrario del Sid che è sempre stato un locale normale pubblico, sotto lo "scudo magico spaziale" del "club privato" formalmente (e basta), quindi zero tasse, controlli ugualmente zero o quasi mai su qualsiasi cosa e tutto sostanzialmente come un locale pubblico commerciale invece, dal punto di vista della gestione pratica, pubblicità, prezzi di ogni cosa, assenza di alcun potere decisionale (o addirittura delle assemblee stesse) da parte dei finti-soci in realtà semplici clienti occasionali o meno ecc., e probabilmente anche per i guadagni personali di chi ci lavora, dal "capetto" in giù (che non dovrebbero esistere essendo appunto affiliato ad un ente nazionale senza scopo di lucro e non pagando per questo tasse, pagando poco o meno comunque dei locali normali anche di SIAE, rifiuti e altro).